Sono Clara Gorno, presidente e fondatrice dell'associazione Dharma onlus.
Nel 2007 dopo varie collaborazioni con altre ONG, decido con il consiglio di Monsignor Vacchelli presidente emerito delle Ponteficie opere missionarie, di istituire l'associazione Dharma onlus, il cui significato in sanscrito significa, lo scopo di una vita.
Seguo personalmente la realizzazione di progetti sociosanitari nei Paesi in via di sviluppo.
L’Africa è composta da un popolo profondamente ricco di umanità che in silenzio sa farsi sentire, sa ascoltare, parlare, sa vivere il silenzio.
Nei numerosi viaggi effettuati in questi anni in Africa ho appreso molto dal suo popolo.
Vivere con loro,conoscerli, mi ha dato la possibilità di comprendere un importante insegnamento,
“Ognuno di noi combatte la propria "guerra", la finalità non sempre è vincere, ma convivere con ciò che vorremmo cambiare e dare un senso alla
nostra esistenza.”
Ognuno di noi può diventare il proprio sogno.
Il mio era quello di occuparmi delle persone dagli occhi sorridenti, aiutandoli ad avere una possibilità di scelta in piena libertà.
La stessa libertà che a molti esseri umani viene negata, come ai bimbi soldato conosciuti a Gulu, nel nord Uganda, i quali vengono arruolati come combattenti, messaggeri, spie, facchini, cuochi, e le ragazze, in particolare, sono costrette a prestare servizi sessuali, privandole dei loro diritti e dell'infanzia.
Oltre un miliardo di bambini vivono in 42 paesi colpiti, tra il 2002 e oggi, da violenti conflitti. Ma l'impatto dei conflitti armati sui bambini è difficile da stimare a causa della mancanza di informazioni affidabili e aggiornate.
Si stima siano 14,2 milioni i rifugiati in tutto il mondo, di cui il 41 % di età inferiore a 18 anni. E sono 24,5 milioni gli sfollati a causa dei conflitti, di cui il 36 % sono minorenni. Non ci sono dati attendibili sul numero dei bambini associati a forze armate, ma oltre 100.000 bambini sono stati smobilitati e reintegrati dal 1998.(dati unicef)
Un giorno in compagnia di Madre Imelda, suora missionaria canossiana, giungemmo a Gulu, nel nord Uganda, la quale mi presentò il capo villaggio che narrò una storia come risposta ad un mio quesito riguardo il reclutamento di bambini soldato che in quella zona, avviene tutt'ora.
...c'era una volta un cacciatore che andò nella foresta a cacciare gli elefanti, dopo qualche minuto ne vide spuntare uno, se ne stava comodamente seduto che non prestò attenzione all'uomo nemmeno quando sentì il rumore dei passi tra le foglie.Il cacciatore quando gli fu abbastanza vicino alzò il fucile e prese la mira, mentre stava per premere il grilletto l'elefante parlò: “ se mi spari, tua madre morirà, e se non lo fai morirà tuo padre”.Poi si rimise comodamente seduto grattandosi la testa con la proboscide.L'anziano mi domandò cosa avrei fatto io, nei panni del cacciatore. In silenzio pensavo a quale potesse essere la risposta esatta, ma la risposta giusta non esisteva. Se salvavo l'elefante qualcuno sarebbe morto e se lo uccidevo qualcuno sarebbe morto lo stesso. Risposi che io non sarei mai andata a caccia di elefanti, ma lui ribatté che non era una risposta accettabile, disse, va dato per scontato che il cacciatore abbia puntato il fucile e debba solo prendere la decisione. Poi iniziò a masticare un pezzo della noce di cola....
ed io rimasi con il mio quesito irrisolto!
Quando ci trovammo uno fianco all'altro intorno al fuoco la stessa sera per condividere la cena, in disparte mi disse...mio nipote all'età di 10 anni si trovò nei panni del cacciatore, doveva scegliere, decise di sparare all'elefante, ammazzò mia figlia, con un ak-47, con questo gesto, fu reclutato a bambino soldato, dando prova al reclutatore che sarà fedele all'esercito ribelle, perdendo il diritto alla sua infanzia ed evitando così che suo fratello di 7 anni si trovasse nella sua stessa situazione....
...ecco in questo modo in una parte del mondo non troppo distante da noi vengono arruolati i bambini soldato.
La stessa libertà che viene negata alle bambine sottoposte all'infibulazione, ai malati di lebbra, ai quali viene negata assistenza perché considerati maledetti da Dio in alcune zone rurali del Congo o alle ragazze madri che per sopravvivere devono prostituirsi in Mali.
Ognuno di noi affronta la vita alla ricerca di un equilibrio personale così difficile da trovare nella nostra società, ma la si può trovare negli affetti, nei piccoli e grandi momenti quotidiani, nei nostri sogni, o progetti.
L'Africa è per me la fonte che alimenta tale sorgente, l'occhio che mi permette di vedere la mia vita da un'altra prospettiva, la lente di ingrandimento che mi da la possibilità di riconoscere ogni mia, nostra fortuna.

Il mio lavoro con l’Associazione è saper percepire queste richieste, a volte silenziose,e farle diventare realtà.
“Gli uomini fanno ciò che devono fare per diventare ciò che vogliono essere e questo comprende anche il chiedere aiuto”